Domenica 11 Ottobre
XXVIII del Tempo Ordinario
Pregare con le stesse parole e gli stessi gesti
Come abbiamo ricordato domenica scorsa la celebrazione eucaristica è una preghiera liturgica e come tale ha una dimensione ecclesiale (è sempre preghiera “della Chiesa” e “per la Chiesa”), trinitaria (come membra del corpo di Cristo preghiamo con Lui, nostro capo, il Padre nella grazia dello Spirito Santo), memoriale (ci permette di rivivere qui e adesso il mistero pasquale di Gesù) e rituale (si compie attraverso gesti, segni, parole, azioni, movimenti, colori…). Per sottolineare queste caratteristiche e viverle in maniera appropriata è fondamentale che tale preghiera avvenga secondo quanto indicato nel libro liturgico – nel caso della celebrazione eucaristica: il Messale – ed è per questo che ci prepariamo ad accogliere e conoscere questa nuova traduzione italiana che sarà adottata in tutte le chiese della Toscana a partire dalla prima domenica di Avvento.
Proprio perché la Messa è una celebrazione liturgica, per valorizzare la sua dimensione ecclesiale e rituale è molto importante pregare insieme con le stesse parole e gli stessi gesti.
Già poter arrivare un po’ prima dell’inizio ci aiuterebbe ad entrare in un clima di raccoglimento e ci permetterebbe di iniziare tutti insieme la celebrazione con il canto iniziale.
A cominciare dal canto, la celebrazione ci richiede coinvolgimento e partecipazione, non possiamo assistere come spettatori passivi o disinteressati: anche se stonato, magari con voce un po’ più dimessa, è importante che ognuno canti e si sforzi di recitare insieme agli altri i testi di preghiera, le risposte e le acclamazioni. Ed è importante anche che si cerchi di rispettare lo stesso tempo e lo stesso ritmo degli altri: il pregare insieme ci chiede l’ascolto di chi mi sta accanto e soprattutto l’umiltà di non emergere proprio per valorizzare la preghiera comunitaria – ci stiamo rivolgendo al Padre come corpo mistico di Cristo, come Una Comunità orante!
Talvolta si pensa che può andar bene anche cantare o recitare interiormente le preghiere, come il Gloria, il Credo o il Padre nostro, come tutti gli altri interventi della celebrazione, quasi per sottolineare una dimensione interiore e confidenziale con il Signore; ma se questo può essere giusto per la preghiera personale, non lo è di certo per la preghiera liturgica che ci chiede, per la sua stessa natura ecclesiale e comunitaria, di pregare insieme, con le stesse parole e le stesse modalità.
E’ importante assumere anche gli stessi gesti: non è un caso che insieme ci alziamo in piedi, ci mettiamo a sedere o ci mettiamo in ginocchio, proprio per esprimere l’unità della preghiera ecclesiale. Vedremo da domenica prossima le singole parti della celebrazione eucaristica secondo le indicazioni del Messale e cercheremo di riscoprire l’importanza del nostro celebrare insieme la Pasqua del Signore.