Beato Columba Marmion

Gen 15, 2019 | Riflessioni

monaco (1858 – 1923)

30 Gennaio

Joseph-Aloysius Marmion ebbe dalla nascita il destino… segnato, si fa per dire. I genitori – irlandese il padre e francese la madre – quando l’l aprile 1858 venne al mondo, a Dublino (Irlanda), non lo accolsero come uno scherzo del destino, ma un dono di Dio. I due fratellini, infatti, che l’avevano preceduto erano prematuramente scomparsi. Per questo lo promisero a Dio. E così, quando ne ebbe l’età, Joseph si donò a Dio, seguendo l’esempio di tre delle sue sorelle che s’erano fatte religiose, ed entrò nel seminario diocesano di Dublino. Aveva sedici anni. Seminarista compito e studioso diligente, fu inviato a Roma nel collegio di Propaganda Fide, a studiare teologia. Venne ordinato sacerdote il 16 giugno 1881.

Affascinato dall’atmosfera liturgica della «neonata» abbazia di Maredsous in Belgio, che aveva visitato tornando da Roma nel 1881, chiese di entrarvi alcuni anni dopo, interrompendo una promettente carriera ecclesiastica alla quale il suo vescovo l’aveva preparato.

A Maredsous fu accolto a braccia aperte dall’abate dom Placido Wolter e da tutta la comunità, e per lui si aprirono le porte del noviziato. E il noviziato non fu un anno di rose e fiori: ormai trentenne e ricco di cultura e con una certa esperienza, dovette convivere con un gruppo di giovani novizi, in un paese straniero che aveva lingua, abitudini e cultura diverse, alle quali si doveva adattare. In monastero l’aveva spinto un’autentica vocazione che intendeva seguire e non erano difficoltà di quel tipo che potessero fargli cambiare idea. Perciò strinse i denti e si lasciò formare alla disciplina monastica, alla vita di fraternità e alla preghiera. Tenne duro e il 10 febbraio 1891 veniva ammesso alla professione solenne con il nome di Columba. Da allora la vita cambiò registro: fu prima aiutante del maestro dei novizi, poi professore nel collegio del monastero e soprattutto predicatore, con grande seguito, nelle parrocchie vicine a Maredsous.

Quando si trattò di andare a Lovanio a fondarvi un’abbazia, venne scelto lui, assieme a un gruppetto di confratelli. Non era quello che sognava, e staccarsi da Maredsous fu uno strazio. Ma c’era di mezzo l’obbedienza, cioè la volontà di Dio. E Columba obbedì. E quando la nuova fondazione cominciò a funzionare, gli venne affidato il ruolo di priore, accanto all’abate de Kerchove, e di direttore spirituale e di professore dei giovani monaci che studiavano filosofia e teologia.

Ma non smise per questo la sua attività di predicatore, soprattutto di ritiri spirituali, sia in Belgio che in Gran Bretagna. Apprezzato come direttore spirituale e confessore, lo fu di molte e qualificate persone, anche attraverso una fitta corrispondenza epistolare.

E quando dom Hildebrand de Hemptine, secondo abate di Maredsous, venne chiamato a Roma per altri incarichi, fu dom Columba Marmion a prenderne il posto. Maredsous aveva allora più di cento monaci, una scuola di Umanesimo, una di Arti applicate, una grande fattoria e una fama sicura per le ricerche che in essa si compivano sulle origini della fede. Dom Columba seguiva tutto con zelo, intelligenza e amore, senza tralasciare la predicazione dei ritiri e la direzione di quanti si affidavano alla sua illuminante saggezza e pietà. Per queste doti gli venne chiesto di seguire i monaci anglicani di Caldey che desideravano farsi cattolici.

Dom Marmion aveva cinquantasei anni e non pochi problemi di salute quando scoppiava la prima guerra mondiale. Per consentire ai suoi chierici di proseguire tranquillamente gli studi, li fece trasferire in Irlanda. E se questa decisione per i chierici fu una soluzione ideale, per lui si tramutò in una fonte di disagi, fatiche, preoccupazioni provocati soprattutto dai contrasti tra i giovani, esuli ma tranquilli in Irlanda, e la comunità belga scossa e divisa dalla guerra.

Abate intelligente, saggio e molto umano, continuò a essere, nel trambusto della guerra, punto di riferimento spirituale e dottrinale per molti. Quando morì il 30 gennaio 1923 a causa di una grave forma di influenza, la fama della preziosità della sua vita aveva già messo radici in molti suoi estimatori. Dieci anni dopo un monastero, sorto negli Stati Uniti, veniva a lui intitolato: Marmion Abbey (Usa).

Per un’intera generazione di cattolici, soprattutto sacerdoti, religiosi e religiose, dom Columba Marmion è stato un maestro di vita spirituale. Riportando la vita religiosa alle fonti bibliche, li aveva resi coscienti della loro condizione di figli di Dio, animati dallo Spirito, umili e semplici nel ricorrere alla misericordia e all’amore del Padre. E stato proclamato beato da San Giovanni Paolo II il 3 aprile 2000.


Tratto da: P. Lazzarin, Il libro dei Santi, Messaggero di S. Antonio editrice, 2013

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